“Il Bello salverà il mondo”la frase più abusata e male interpretata della storia dell’arte
Questa rubrica vuole essere un viaggio, un percorso, una “linea” che ci porterà a conoscere non solo opere e personaggi che operano nel nostro territorio,
ma anche iniziative tra Messina e Catania che ritengo meritevoli di attenzione.
Nel percorso incontreremo artisti come Togo ( nipote messinese di Migneco ) che ho avuto il piacere di ammirare in casa di amici e di incontrare personalmente al teatro Vittorio Emanuele a Messina in occasione di una sua esposizione, Salvo Trombetta (apprezzato artista ed avvocato), Piero Serboli (artista assolutamente da scoprire), il dott. Lucentini con Le scalinate dell’Arte e molto altro . Ma prima di iniziare a tracciare questa “linea”, devo togliermi un peso … non ho assistito ad incontro, convegno, o discussione in circoli di poesia, arte ecc. che non iniziasse o finisse con la frase: ”..e come diceva Dostoevskij .. il bello salverà il mondo”.
Frase che ritengo la più abusata e fraintesa della storia dell’arte.
Ma lo scrittore “dannato” può pensare che il mondo si salverebbe semplicemente se riempissimo il mondo di “belle” opere o peggio fosse popolato da belli?
Questa interpretazione non mi ha mai convinto anzi mi è sempre sembrata estremamente discriminatoria e superficiale perché se la usiamo ,come spesso viene fatto, secondo la nostra cultura che giudica la bellezza con dei puri parametri estetici, come una costruzione del corpo e non della totalità della persona ,siamo lontani da quello che è il senso che voleva darle lo scrittore.
Non mi dilungo sul significato di bello ma vale la pena accennare che secondo i greci ogni essere ha tre caratteristiche trascendentali : ogni essere è unum, verum et bonum cioè gode di una unità interna che lo mantiene nell’esistenza insieme agli altri aiutandoli a esistere e a coesistere.
Ma è Dostojevki stesso a rispondere alla domanda quando ne “ I fratelli Karamazov “ un ateo domanda al principe Mynski “in che modo la bellezza salverebbe il mondo?” Il principe senza rispondere si reca da un giovane agonizzante assistendolo con compassione e amore fino alla morte.
Allora in un certo modo ci indica la via: la bellezza ci porta all’amore condiviso con il dolore.
Armonia e condivisione della passione sono le chiavi di lettura della frase più controversa della storia dell’arte.
Il grande romanziere russo andava almeno una volta l’anno a vedere la bellissima Madonna Sistina di Raffaello (il quadro riportato in immagine) che osservava anche per ore. Era un atto terapeutico forse catartico per uno scrittore i cui romanzi indagano le zone più oscure e perfino perverse dell’animo umano.
Egli vedeva la bellezza nell’anima dei più perversi personaggi.
Si capisce allora perché il contrario di “bello” per lo scrittore diventa “cinico” e non si tratta quindi del brutto ma dell’utilitaristico atto di sfruttare l’altro.
Dostoevskij stesso dice che un viso è bello quando avverti che il bene e il male stanno litigando per esso.
E qui arriviamo al dunque.
Qual è la bellezza più grande?
Quella del viso proporzionato, ma freddo di una modella?
O il viso sorridente e pieno di rughe di madre Teresa di Calcutta che irradia la sua bellezza interiore?
Ogni essere, anche quello apparentemente più ripugnante, presenta nei suoi particolari e nell’insieme, una bellezza singolare che non si esprime necessariamente nell’ estetica di belle forme ma attraverso l’articolazione ed equilibrio con lo spirito, per raggiungere l’armonia fino a rappresentare esso stesso un tassello fondamentale per il cosmo.
La bellezza della natura sta nella compartecipazione delle passioni tra le parti, sta nell’ equilibrio e nell’armonia che se perseguita salverà il mondo.
Ora siamo pronti a tracciare questa immaginaria linea nell’arte.
La Madonna Sistina è un dipinto a olio su tela (265×196 cm) di Raffaello, databile al 1513–1514 circa e conservato nella Gemäldegalerie di Dresda.