Novembre 21, 2024

with a text by Fernando Carabajal 24.06.2023 – 30.09.2023

GALERIE | ROLANDO ANSELMI | ROME

Rolando Anselmi è lieto di annunciare Caminando hacia el verdugo, la prima mostra personale di Moris (Israel Meza Moreno) nella sede romana della galleria.

Artista messicano che vive in un’area fuori Città del Messico gestita dal Cartello, Moris fa dei propri lavori uno spazio di analisi della complessità sociale e culturale del suo territorio di origine. La mostra si apre con Bandera blanca, una tela realizzata con i sacchi con cui il Banco de México trasporta le monete, di cui è ancora possibile notare la traccia. Gli stessi sacchi formano le pagine dell’Enciclopedia del hambre Tomo I, prima parte di un’opera pensata in quattro volumi. Nei tre capitoli dell’enciclopedia, ognuno dedicato a un mese del 2023, sono riportati ritagli di giornali e di riviste, traccia e testimonianza dell’ipocrisia del denaro e dei quotidiani episodi di violenza. La Sovervia introduce al ciclo esposto al piano inferiore, Los pecados capitales: come nelle precedenti serie di tele, dove i paesaggi urbani e antropizzati simboleggiano metaforicamente il ritratto di una società violenta e sorda, anche sui sette lavori presentati in mostra vengono catturati molteplici episodi e azioni che segnano il passaggio terrestre dell’uomo. A essere rappresentati sono i sette vizi capitali, un’ulteriore occasione di studio della condotta umana. La particolare tecnica di realizzazione consente di assemblare su ogni tela più di duecento stampe in formato lettera o A4. Nei tre strati che compongono ogni scena si confondono fotoromanzi degli anni ’60 e ’70, fumetti degli anni ’80, immagini del regno animale tratte da enciclopedie degni anni ’90 e nell’ultimo strato, l’unico in nero, sono stampate le incisioni cinquecentesche dei sette peccati capitali di Pieter Brueguel. Sfruttando immaginari del passato e raffigurazioni ormai secolari dei vizi dell’uomo, Moris fissa su tela il volto di un’umanità mai redenta, che diviene essa stessa il boia lungo un cammino fitto di errori e trasgressioni.

Moris (Israel Meza Moreno) (b. 1978, Città Del Messico, Messico) vive e lavora a Città del Messico. I suoi lavori sono stati esposti in musei e istituzioni quali: Stadtgalerie Saarbrücken (Saarbrücken, 2015), Sala de Arte Público Siqueiros (Città del Messico, 2014), The Tiroche De Leon Collection (Miami, 2015), Museo Amparo (Puebla, 2015), Museo de Arte Carrillo Gil (Città del Messico, 2015). Inoltre, le sue opere sono presenti anche nelle collezioni permanenti di musei quali: MoMA New York, MOCA Los Angeles, Coleccion Jumex and FEMSA Monterrey, Perez Art Museum di Miami. Moris ha partecipato alla 9th Havana Biennale, Havana, Cuba e alla 30th Bienal de São Paulo, São Paulo, Brazil.

GALERIE | ROLANDO ANSELMI | Winsstrasse 72, 10405, BERLIN | Via di Tor Fiorenza 12-24, 00199, ROME www.rolandoanselmi.com | info@rolandoanselmi.com

MORIS (Israel Meza Moreno) | CAMINANDO HACIA EL VERDUGO

with a text by Fernando Carabajal 24.06.2023 – 30.09.2023

Camminando verso il boia

Lo scorrere del tempo è anche il passaggio della vita umana. Il rapporto con la collettività deriva e si traduce dalla nostra scala personale, la scala della specie dominante, l’entità che può costruire e distruggere, l’entità che è capace di amare e uccidere. Il passaggio dell’Essere, la sua trascendenza dal silenzio verso il potere che si esercita attraverso le parole e le azioni, attraversa i propri limiti su tutto e su tutti, finché non arriva l’inevitabile momento della morte e diventiamo tutti uguali: puri fantasmi invisibili.

Questa mostra è una passeggiata che inizia in una strada che ci è familiare e che ci ha condotto in un foyer dove inizia il primo di quattro volumi. Un libro segnala quel blocco temporale che è una città confinata dalla sua stessa sporcizia; un paradosso abitato da migliaia di persone che non sono consapevoli della loro miseria e la considerano come qualcosa di intrinseco al loro “vivere sulla Terra” mentre muoiono. La fame non è solo una parola, ma una condizione che motiva e giustifica qualsiasi meccanismo e qualsiasi azione necessaria affinché la morte non si presenti prima del tempo. In Messico, questo è il gioco quotidiano: La Morte è considerata come un pari o, forse, come un santo da venerare meglio degli altri.

Moris ha scelto il peccato come contenitore del suo processo plastico, che da anni mescola materia prima e materia morale. Se state leggendo queste righe all’inizio della mostra, molto probabilmente credete in un certo ordine della fenomenologia di una mostra d’arte. Fin dall’inizio, Moris ha lavorato proprio controcorrente rispetto agli eventi, contro l’ordine stabilito. Una delle frasi che usa per spiegarlo è: “Sono arrivato all’inferno e porto la prova di esserci stato”. In ogni percorso, egli compie un’accurata ricognizione della totalità che lo circonda e la trasforma nel suo sistema di difesa e mimetizzazione quando deve attraversare l’Inferno. La sua indagine è anche un enorme armadio vuoto che egli riempie con le sue scoperte, di cui ci permette di esaminare la sintassi quando articola il suo processo nel suo laboratorio.

Sotto questa pianta, dove possiamo vedere il volume e la bandiera bianca come un cielo stellato, saremo osservati, segnalati e giudicati. Crediamo di scendere una scala, mentre in realtà stiamo andando verso un boia che non può essere ingannato. Crediamo di guardare montaggi pieni di riferimenti visivi e concettuali: con le diverse temperature dell’anima, con esercizi sovversivi, con forme concrete di enunciazione del fatto che il corpo è solo uno strumento per riformare dogmi, infrangere leggi e fallire, per poi ammettere e pubblicare cinicamente il suddetto fallimento. Tuttavia, sette porte consentono di accedere alle sfere più profonde di ciascun visitatore, in una serie di istanti che, strato dopo strato rivelano che non siamo i discendenti del potere supremo, piuttosto i suoi rifiuti. Siamo larve che divorano altre larve che hanno imparato a camminare in modo che i loro passi possano reinventare il tempo. Se state rileggendo questo testo, allora forse non siete più dei semplici visitatori, ma portate il marchio che dimostra che siete stati all’Inferno.

Fernando Carabajal