A CASTELLO BROWN AL VIA MOSTRA “EUGENIO CUTTICA – RENDERE VISIBILE L’INVISIBILE”
L’esposizione, composta da dieci opere e curata da Daniele Crippa, è aperta al pubblico dal 16 agosto al 30 settembre 2023. Il sindaco di Portofino, Matteo Viacava: «La cultura sempre più protagonista a Portofino»
COMUNE DI PORTOFINO
Città Metropolitana di Genova
PORTFOFINO (GE) – “L’arte era un linguaggio specifico con leggi proprie che aveva come fine la visione” dicevano di Fiedler e di Hildebrandt. A Castello Brown quella stessa visione la si potrà ritrovare nella mostra “Eugenio Cuttica – Rendeve visibile l’invisibile”, esposizione che dal 16 agosto al 30 settembre 2023 si potrà visitare a Portofino. L’esposizione, curata da Daniele Crippa e patrocinata da Comune di Portofino, Museo del Parco di Portofino, Fondazione Museo del Parco e Ciaccio Arte, si compone di dieci opere cariche dei significati insite alle forme ed ai colori, racconti intimi, allo stesso tempo facili e difficili da leggere e che debbono essere interpretati grazie alla nostra personale sensibilità. «Ecco perciò che il concetto di forma diventa nei suoi dipinti – spiega Daniele Crippa, il curatore della mostra -. Pensiamo a la Nina, la Balena o il Toro, che dipinte da lui diventano metafore. Sono le metafore della vita che ci circonda e che spesso noi non sappiamo leggere».
Il simbolismo è da sempre presente nel lavoro di questo artista tanto poliedrico, sia nel creare che nel vivere, sposando in toto le sue convinzioni intellettuali. Così come divide il suo tempo tra Argentina, Stati Unti ed I talia, così è pittore e scultore, ma ancor più narratore di vita, trasmettendo nelle sue opere la sua esperienza emotiva. «Il successo di Cuttica è proprio questo: il saper risvegliare, in chi dialoga con le sue opere, il desiderio di intraprendere un viaggio all’interno di se stessi superando la realtà apparente», prosegue il curatore.
Mentre nella mostra tenutasi in Argentina al Museo di Bellas Artes di Buenos Aires l’artista poneva al centro delle sale, in cui erano esposti i suoi dipinti, la propria persona a significare quasi, in una performance durata mesi, presso il Museo di Mar del Plata sempre in Argentina ha presentato in quel ciclopico lavoro opere che erano un summit di quelli che sono stati gli ultimi anni di creatività decretando con convinzione che il centro di questo suo nuovo viaggio è lei: la Nina. Anche a Portofino l’artista mette in evidenza questo aspetto della sua visione.
Anche il sindaco Matteo Viacava plaude all’arrivo della mostra a Castello Brown. «La cultura coinvolge sempre di più tutti gli strati sociali ed è supporto indispensabile per un turismo sempre più esigente ed interessato al bello. L’attività storica delle esposizioni d’arte nel Castello Brown fin dagli anni settanta ad oggi è stata sempre più apprezzata e plauso del raffinato pubblico che il nostro borgo è felice di ospitare: opere di artisti che sono protagonisti nel panorama dell’arte contemporanea hanno soggiornato in Portofino. L’estate 2023 presenta nelle storiche sale dipinti di chi oggi è considerato il maggiore e più interessante artista argentino: Eugenio Cuttica. Le sue opere cariche di tanto sicuramente faranno parlare in maniera più che lusinghiera chi sarà con noi a godere di tanta bellezza entro e fuori dal Castello Brown».
La mostra è visitabile ogni giorno dalle 9.30 alle 20. Al sabato chiusura prolungata alle 22. L’ingresso è libero.
Per maggiori informazioni: www.castellobrown.com
Biografia di Eugenio Cuttica
Eugenio Cuttica è nato a Buenos Aires il 3 aprile 1957. Appartiene alla generazione detta degli artisti intermedi. Nella sua attività ha esposto in gallerie, musei, centri culturali e fiere d’arte internazionali. Ha studiato architettura e design all’Università di Buenos Aires con l’architetto Justo Solsona e Belle Arti alla Scuola Nazionale di Belle Arti. In gioventù ha lavorato con i prestigiosi artisti Antonio Berni e Howard Martinez e nel 1988 è stato selezionato per il primo premio di Young Painters – Gran Premio Amalita Fortabat, Buenos Aires. Nel 1989 è stato selezionato come finalista per la Biennale di Venezia, Italia. Il suo lavoro si basa su una forte impronta di sincronicità, e connessione con quella che lui chiama la dimensione della frequenza infinita del non-tempo. Le sue opere fanno appello alla bellezza, non dalla costruzione intellettuale ma come qualcosa che semplicemente accade, facendo appello all’idea dell’artista come veicolo di un’energia che lo trascende e gli è estranea. Attraverso la sua ferma convinzione di evidenziare un’altra realtà invisibile, le sue opere acquisiscono una certa connessione con gli spettatori che consente di riscoprire uno stato contemplativo. Attualmente sviluppa il suo lavoro artistico in tre paesi, a New York, negli Stati Uniti , a Buenos Aires Argentina – e a Portofino, Italia. Cuttica risiede a East Hampton, New York, dove ha un laboratorio chiamato Campo Cuttica aperto a eventi culturali multisciplinari. La sua prospettiva si è evoluta sulle idee del buddismo, grazie al quale ammette di essere riuscito a “ripercorrere il percorso” che aveva iniziato come artista plastico espressionista e di pensare se stesso come un veicolo di energia rappresentata attraverso l’arte. Quello che faccio è cercare di fare l’amore con le persone attraverso il linguaggio, la pittura. Il mio lavoro non è intellettuale, non è mettere un punto qui, una striscia e fare un lavoro di correzione compositiva. Per me l’arte deve essere, deve commuovere o non è arte. L’artista prese come missione personale formare i suoi ammiratori a partire dalla cultura basata sulla credenza dell’energia dei chakra, dove si propone che l’individuo adempia, a partire dalle fibre che riesce ad attivare, il ruolo di “sacerdote, mercante e guerriero”. Questa credenza personale lo ha reso capace di presentare al movimento simbolista all’interno del XXI secolo e dell’industria culturale dell’arte come merce. Eugenio Cuttica tiene conferenze sull’arte e il suo potere curativo, sull’arte e l’abbondanza e sul valore della creatività. La sua vita artistica è strutturata in tre nuclei: “Gli inizi”, “L’urlo” e “Il silenzio”. E’stato un protagonista di spicco in quello che è stato chiamato “Il ritorno della pittura” negli anni ‘80. Questo motivo ha avuto un’espansione globale e ha acquisito diverse denominazioni, come la “transavanguardia” in Italia o la “pittura selvaggia” in Germania. Molte delle opere che compongono il nucleo “L’urlo” possono essere collocate in un momento storico che, tra molte altre denominazioni, è stato chiamato “il ritorno alla pittura”, e che in Argentina è stato chiamato “nuova immagine”. Nelle opere della professione scenica che io chiamo “L’urlo” (che inizia nel 1980) i colori e le forme sembrano staccarsi dall’artista stesso, come se una libertà creativa li avesse gettati senza vergogna o ragionamento sulle tele. Si tratta di dipinti realizzati negli anni ‘80 e ‘90, in cui la natura è parte di un mondo mitico e ancestrale, come se uscissero da quei sogni offuscati e confusi che causano un po’ di paura e che vengono dimenticati al risveglio. Un lungo soggiorno a New York (dove si stabilì intorno al 1996) potrebbe essere tutte le opere, sia nei dipinti che nelle diverse installazioni. Il fatto che la luce sia dentro rafforza l’idea che l’equilibrio sia dentro, nel profondo dell’essere umano, nella sua anima.
Ci rafforza ad essere silenziosi e osservare, a fermarci e sentire. “Atarassia: stato d’animo grazie al quale un soggetto raggiunge l’equilibrio e infine la felicità, diminuendo le proprie passioni e desideri che possono alterare il proprio equilibrio mentale e corporeo. L’atarassia è, quindi, tranquillità, serenità e imperturbabilità in relazione all’anima, alla ragione e ai sentimenti.” “Di solito sta in piedi su una sedia. Strumento che rappresenta il trono, il reale. Bisogna tener conto del dualismo di questa parola, che allude alla regalità e alla realtà. Uno stato di riposo in allerta: lei sta in piedi, in un atteggiamento fermo, di eloquenza. È il potere della tenerezza. Con lo sguardo rivolto all’orizzonte, che è lo sguardo che attraversa la materia e la forma. Posizione di donna samurai : la delicatezza non è debolezza, ma posizione di forza sottile.” “Luna è un’entità simbolica del potere di tante volte dimenticata vera femminilità… è l’amore incondizionato che non muore… Come un accordo di base che garantisce la vita. Luna significa il concetto di sublime… come ciò che fornisce materiale per nuove riflessioni e rende impossibile ogni opposizione e il suo ricordo è duraturo e indelebile. Nel sublime risiede l’amplificazione verso l’abbondanza, è il “silenzio” che acquista uno sviluppo. Contemplativo, fondato sull’eterno e si rivolge ai canali della percezione più che alla ragione. Luna simboleggia un amore senza desiderio, uno stupore senza pericolo.”
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