La signora di Shalott (1888) di John William Waterhouse: Un capolavoro preraffaellita tra lirismo e tragedia
La signora di Shalott (1888) di John William Waterhouse: Un capolavoro preraffaellita tra lirismo e tragedia
Nel cuore della collezione della Tate Britain, La signora di Shalott (1888) di John William Waterhouse si erge come una delle immagini più evocative dell’epoca vittoriana, un’opera che fonde magistralmente la poetica romantica con l’estetica preraffaellita. Ispirato all’omonimo poema di Alfred Lord Tennyson (1832), il dipinto narra l’ultimo viaggio della sventurata dama, condannata a una vita di isolamento e visioni riflesse, finché non sfida il proprio destino per seguire il cavaliere Lancillotto, trovando la morte nel suo tragico epilogo.
Un’atmosfera sospesa tra magia e malinconia
Waterhouse coglie l’attimo fatale in cui la Signora di Shalott, ormai consapevole della sua fine imminente, si lascia trasportare dalla corrente del fiume verso Camelot. Il suo sguardo smarrito, gli occhi rivolti verso il cielo e la bocca socchiusa suggeriscono un canto funebre, un addio sussurrato alla vita. L’atmosfera è carica di presagio: la luce crepuscolare, le candele che si spengono – simbolo della sua vita che svanisce – e l’acqua calma ma inesorabile evocano un senso di ineluttabile destino.
Il linguaggio simbolico e la composizione
Waterhouse, pur non appartenendo formalmente alla Confraternita Preraffaellita, ne assimila e rielabora i principi con un linguaggio più morbido e narrativo. La scena è pervasa da simbolismo: le tre candele accese (di cui una già consumata) simboleggiano la fragile esistenza della donna, mentre il ricco drappo decorato con figure cavalleresche rimanda al mondo epico e lontano di Camelot, dal quale la protagonista è sempre rimasta esclusa.
L’artista adotta una composizione dinamica e fluida, con la figura della donna posizionata leggermente in diagonale per accentuare il senso di movimento della barca sull’acqua. Il contrasto tra i suoi capelli rosso rame e la pelle diafana accentua la sua bellezza eterea e il suo destino di eroina tragica.
La tecnica pittorica: una fusione tra realtà e sogno
L’opera è un perfetto esempio della maestria tecnica di Waterhouse, che unisce la precisione descrittiva tipica dei preraffaelliti a una pennellata più sciolta e atmosferica. L’uso della luce è straordinario: le ombre soffuse e il riflesso dell’acqua conferiscono una dimensione quasi onirica alla scena, mentre i dettagli del paesaggio, dai giunchi alle fronde degli alberi, immergono lo spettatore in un ambiente naturale di grande suggestione.
Un’eroina moderna in un contesto medievale
Nonostante la sua ambientazione medievaleggiante, La signora di Shalott incarna il sentimento vittoriano della donna divisa tra dovere e desiderio, costretta a sacrificare la propria libertà per un ideale d’amore irraggiungibile. La sua tragica fine riecheggia il destino di molte eroine letterarie dell’epoca, simbolo della vulnerabilità ma anche della forza interiore del mondo femminile.
Con La signora di Shalott, Waterhouse non solo rende omaggio al poema di Tennyson ma crea una delle immagini più iconiche del XIX secolo. La sua capacità di trasformare la poesia in pittura, unendo drammaticità e lirismo, fa di questo dipinto un capolavoro senza tempo, capace di emozionare e affascinare ancora oggi.
By Ars Magistris Group