Novembre 21, 2024

Madonna con il bambino e zuppa di latte di Gerard David a cura di Alessio Fucile Storico dell’arte

Ti presento «Madonna con il bambino e zuppa di latte» di Gerard David, del 1510, oggi nei Musei di Strada Nuova a Genova.

L’autore ci introduce nella casa di Maria, rivelando qualcosa dei segreti di colei che più di tutti conobbe Gesù nel suo sviluppo umano. Una finestra aperta racconta la quotidianità di un villaggio nordico in cui tutto trascorre lentamente, un animale è guidato dal padrone a bere al fiume. Maria tiene il bambino Gesù tra le braccia e affonda il cucchiaio nella ciotola della pappa: nel Nord Europa, una delle «prove» della maternità verginale di Maria stava nel fatto che lei non avesse latte e per questo nutre il figlio con la pappaLa Madonna guarda il movimento dei piedi di Gesù: nella naturalezza del gesto di un bambino si nasconde già la volontà di lasciare la dolcezza del grembo materno per salire sulla croce e compiere la missione di salvezza dell’uomo. Il neonato non sembra interessato al cibo, gioca piuttosto con un cucchiaio tenuto in mano alla rovescia: l’impaccio con il quale adopera l’utensile esprime la verità dell’umanità di Gesù e il compimento delle parole di Isaia, secondo cui «egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene». Anche Maria incarna perfettamente le profezie del profeta: «La vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele». Ella infatti, da un lato indossa un velo trasparente che le copre il capo rivelandola come donna sposata e quindi madre del bimbo che tiene fra le braccia; dall’altro porta i capelli sciolti come conveniva a una vergine.

Sulla tavola accanto alla ciotola colma della pappa a base di avena, latte e miele, vediamo un pane – rimando all’Eucaristia –, una mela e un coltello: Maria è la nuova Eva che, col frutto del suo grembo, cura le ferite prodotte dalla disobbedienza dei progenitori di cui sono simbolo la mela bacata dal verme del peccato e il coltello; Cristo è il nuovo Adamo, il suo sacrificio darà all’uomo il cibo eterno frutto della vittoria sulla morte. Alle spalle di Maria si possono vedere una brocca e un vasetto di fiori bianchi, rossi e viola, rimando alla purezza, al martirio e alla morte a cui andrà incontro il bambino che porta in braccio: il garofano e l’aquilegia rimandano al sangue della Passione e all’amarezza della croce, così come la lunaria, il cui frutto secco e argentato è conosciuto come i «denari di Giuda».

Sulla panca sotto la finestra ci sono invece oggetti quotidiani: una cesta per il cucito, una borsa e la Scrittura. La cesta evoca l’annuncio che la Vergine, secondo l’antica tradizione, ricevette mentre cuciva la tenda del Tempio di Gerusalemme. È Cristo il vero tempio, l’agnello che splende di luce: la sua nudità ricorda che è vero uomo e nuovo Adamo. Sarà questa carne, frutto di un parto verginale, a risorgere per la salvezza dell’uomo.

Alla missione del figlio è intimamente legata la madre, che dalla croce Gesù affida al discepolo: «Ecco la tua madre». Il discepolo che rappresenta ciascun uomo, in quel momento riconosce la madre e lei da allora si prenderà cura del discepolo che diventa il nuovo figlio. Sarà la sua missione per sempre. Maria come madre ti custodisce, ti rincuora nei tuoi momenti difficili, rimane in questa «valle di lacrime» e nel tempo che scorre verso l’Eterno. Come madre ti indica la strada da percorrere, ti assicura il perdono e la misericordia di Dio e ti rimane accanto. Tocca a te scoprire e sentire la sua presenza consolante e rivolgerle il tuo sguardo bisognoso e riconoscente.

Ti lascio con una bella preghiera del poeta francese Charles Peguy: «Ricordati di noi Maria, del nostro essere pellegrini, quando avremo deposto armi e maschere, al termine della commedia della nostra vita». Grazie per la tua attenzione.